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B
Baccalà

Buono a nulla.

Varianti: gavitèllo, tórsolo, bròdo, toppóne.

Bagiòge

Guance belle piene.

Che belle bagioge c'ha questo bimbo!
(traduzione superflua)
† Bagiògiole

Come bagioge.

Bagìtto

La lingua degli ebrei livornesi.

Bagónghi

Epiteto scherzoso nei confronti di una persona bassa di statura. Buono anche per appellare colui che indossa abiti troppo larghi, o con maniche eccessivamente lunghe che lo rendono goffo.

Levati ve' pantaloni, mi pài Bagonghi.
trad. Levati quei pantaloni, mi sembri il nano Bagonghi da quanto sei goffo.
(†) Balèstra

Fionda.

Per motivi ignoti, a Livorno il termine fionda non viene quasi mai usato. Con il sostantivo balestra si indica, oltre alla balestra vera e propria, anche la fionda.

(†) Bào
ossia: baco

Alternativa a pipi.

Mettiti a posto 'r bào, ti sorte dallo slippe!
trad. Mettiti a posto il pisello, ti esce dal costume!
(†) Barbottà
ossia: barbottare

Balbettare.

La fai finita di barbottà?
(traduzione superflua)
† Basòla

Soprannome (o provvisorio appellativo) utile per salutare scherzosamente colui che va a spasso un po' troppo imbacuccato.

Vieni basola, tappati basola!
(traduzione superflua)

Sembra che un tempo, per le vie di Livorno (città dal clima piuttosto mite) circolasse un certo dottor Basòla, conosciuto per essere immancabilmente coperto da guanti, sciarpe e copricapo oltremodo pesanti.
Dal personaggio "Basola" al soprannome di chiunque s'imbacucchi, il passo è breve.

(†) Bàttere

Corteggiare, fare il filo, stare dietro.

Mario mi batte, ma a me lui un mi garba.
trad. Mario mi fa la corte, ma a me lui non piace.
Battere 'na ghignata
ossia: battere una ghignata

Chiedere di intraprendere una storia d'amore e ricevere un rifiuto.

N'ho chiesto se si voleva mètte con me, ma ho battuto 'na ghignata.
trad. Le ho chiesto di fidanzarsi con me, ma ha rifiutato.
Batti-batti

Autoscontro. Le piccole automobili elettriche tipiche dei parchi di divertimento, provviste di respingenti di gomma per attutire gli urti.

Baugìgi

Uno dei tanti modi per definire il culo (o il buco del culo) senza eccessiva volgarità. Pressappoco come ciocco.

Caro mio, l'hai preso ner baugigi!
(traduzione superflua)
† Baùtta

Piccolo scialle.

Bàzza

Mento.

Pulisciti la bazza, ce l'hai unta.
(traduzione superflua)
Bé 'r gelato
ossia: bere il gelato

A Livorno è più facile berlo un gelato, piuttosto che mangiarlo. Evidentemente i labronici lo sentono più un cibo liquido che solido.

Beccà
ossia: beccare

Conquistare, trovare uno o più partner per l'occasione.

Belà
ossia: belare

Frignare, lamentarsi, piagnucolare.

Ir mi figliolo un ismette mai di belà.
trad. Mio figlio non smette mai di piagnucolare.
Bellìo
ossia: bellìco

Ombelico. Abbreviativo di ombellìo.

(†) Bertèlle

Bretelle.

† Biàcco

Preso in prestito dal nome di un serpente, è uno dei mille modi per definire l'organo genitale maschile.

† Biasciòli

I ripugnanti depositi di saliva che si formano agli angoli della bocca.

Bìmbo

Bambino, figlio, ragazzo.

C'è da notare che nel livornese di qualche anno fa, bambino non figurava; esisteva solo bimbo, bimba, bimbino, bimbina, bimbini.

A Livorno può succedere di chiamare bimbo il figlio, anche se il genitore ha 98 anni e il rampollo 73. Non sto esagerando: è così davvero.

† Biricèo

Colui che ci vede poco e male.

† Birilùme

Barlume di luce, albeggio.

Bìschero

L'organo genitale maschile, il pipi. Viene usato anche alla maniera fiorentina, per indicare il fesso.

Biscòtto

Colpetto che si dà col dito a qualcosa o qualcuno, facendo scattare l'indice o il medio sul pollice.

Maestro, c'è Claudia che mi dà i biscotti, per favore la faccia smètte.
(traduzione superflua)

Particella lessicale che sostituisce «basta». Probabilmente è la contrazione di bòno, nel senso di «ok, buono, siamo a posto».

Il bo può rendersi utile in varie circostanze, ma viene usato soprattutto a tavola per dire «basta, grazie, è sufficiente» alla persona che gentilmente ci sta versando da bere.

(†) Boa marina

Come bodda o bodda marina. Vedi bodda.

† Bocchìna di spòrta

A mo' di sfottimento, così viene chiamato colui che è di gusti difficili a tavola.

Probabilmente sporta sostituisce potta (grazie alla forte assonanza) per evitare la volgarità. Ma è solo un'ipotesi.

– A me 'r cavolo nero un mi garba.
– Vieniiiii, bocchina di sporta! Chetati e mangia.
traduzione:
– A me il cavolo nero non piace.
– E daaaaaai, sofisticato! Sta' zitto e mangia.
† Bòccia

Varichina o disinfettante simile.

Un entrà ner gabinetto, c'ho dato la boccia ora!
(traduzione superflua)
(†) Bòcco

Oggetto di piccole dimensioni ma pesante, adatto ad essere lanciato con le mani o con la fionda. E' utile per cogliere in pieno certi bersagli, soprattutto nei giochi da strada.

(†) Bòdda

Appellativo non troppo gentile che viene dato a colui (più spesso colei) che è in abbontante sovrappeso.

Boia che bodda lei lì, dé!
trad. Accidenti quanto è grassa quella lì, perdinci!
(†) Bodda marina

Vedi bodda, è sostanzialmente la stessa cosa.

Bòia!

Rozza esclamazione che sta per «Accidenti!» «Accipicchia!» «Perbacco!»

Oggi dire boia viene visto come peccatuccio veniale, qualcosa di poco educato, che tuttavia non scandalizza nessuno. Un tempo veniva considerato autentica volgarità: il bambino che esclamava boia! davanti ai genitori, nove su dieci si prendeva uno schiaffo sul viso. Anzi, diciamola come va detta: si beccava 'n ciaffone nella ghigna.

† Bòisse

Boxe, pugilato. Si pronuncia anche bòchisse.

– Sei già alla tele? O a che ora c'è la boisse?
– Se un ti 'eti c'è subito.
traduzione:
– Ti sei già messo alla tv? Ma a che ora c'è il pugilato?
– Se non stai zitto c'è subito (sono io che ti prendo a pugni).
Bómbo

Indica il bere. E' un vocabolo infantile usato dai bambini o per rivolgersi ai bambini.

– Nini, ha' sete?
– Sì mamma, dammi 'r bombo.
traduzione:
– Bel bambino, hai sete?
– Sì mamma, dammi da bere.

Il suo corrispondente fiorentino è mómmo.

Bòna

Saluto molto confidenziale. A differenza di ciao, che può essere usato sia incontrando, sia lasciando un amico, bona serve solo nel momento del commiato. E' piuttosto frequente ascoltarlo seguito da "Ugo".

Bona bimbi!
trad. Ciao ragazzi, me ne vado.
Bona Ugo!
trad. Ti saluto, amico!
Botrióne

Grasso, obeso.

Bottéga

Patta dei pantaloni, indifferentemente con cerniera o bottoni.

Chiuditi la bottega, ti si vede 'r pipi!
(traduzione superflua)
† Bottinèllo

Tombino, bottino, pozzo nero. Oppure sinonimo di chiusino, che in italiano indica la lastra che serve a coprire un pozzetto, specialmente quello delle fogne.

Bottìno

  1. Fogna, pozzo nero. Per estensione «trovarsi nel bottino» può indicare una circostanza assai critica, praticamente senza via d'uscita.
  2. Negli eccessi della lingua labronica, bottino può anche indicare una persona insaziabile, equiparata a un pozzo senza fondo, a un canale di smaltimento.

Vai, siamo ner bottino.
trad. Ecco, siamo nei guai.
– Io piglio 'n artra pizza
– È la terza, se' propio 'n bottino, eh!
(traduzione superflua)
Bòzzo

Pozzanghera.

Bada a' bozzi!
trad. Attenzione a non mettere i piedi nelle pozzanghere!
Brànco

In tutta Italia il branco è un gruppo; che sia di uomini o di animali poco importa: sempre gruppo rimane. A Livorno, invece, si possono tranquillamente ascoltare frasi come «ho mangiato un branco di torta» oppure «ho perso un branco di tempo», perché branco assume il significato di tanto, tantissimo, quantità enorme. Il gruppo non è indispensabile per parlare di branco.

Briàa
ossia: briaca

Sbornia. Identico a scimmia.

Briào
ossia: briaco

Ubriaco.

Briao 'ome 'n tégolo
ossia: briaco come un tegolo

Ubriaco fradicio, come una tegola grondante.

Varianti:

-  briao tegolo

-  briao fradicio

-  briao mézzo

-  briao di strizzo

-  briao di 'olo

Briào fisso
ossia: briaco fisso

Colui che è sempre ubriaco.

Brìcioli

Minuzzoli di pane, briciole. A Livorno si preferisce pensarli maschietti anziché femminucce.

† Bròcco

Fesso, bischero.

(†) Bròccolo

Variante di brocco.

Bròdo

Buono a nulla.

Varianti: gavitello, baccalà, tórsolo, toppóne.

Brùcia

Solo nella locuzione fare brucia.

(†) Bùa dell'orate
ossia: buca delle orate

Luogo o situazione particolarmente fortunata, favorevole.

† Bùbbo

Pidocchio, il parassita dell'uomo che si nasconde fra i capelli.

† Bubbocìne
ossia: bubbo cine

Nome di fantasia di un cinema scalcinato, pieno di pidocchi, che il livornese usa per contrapporlo al nome di luoghi sfarzosi ed eleganti.

Ero ar Grand Hotel, mìa ar Bubbo Cine!
trad. Ero al Grand Hotel (ero in un luogo di lusso) mica al cinema dei poveri!
Budèllo

Gran puttana.

Budello, al pari di tegame, è uno dei vocaboli più volgari e caratterizzanti la lingua labronica. Ad esempio, «Ir budello di tu' ma'» (la puttana di tua madre), è da considerarsi un classico.

Bullétta
ossia: burletta

Solo nella domanda retorica «ma fai 'na bulletta?».

(†) Bulóne

Bullone, vite filettata.

(†) Bùo lèvere
ossia: buco levere

Vedi buo punzoni, il concetto è identico.

Bùo punzóni
ossia: buco punzoni

E' un modo volgare (ma scherzoso) per indicare la posizione del corpo che si curva di 90 gradi. Come bùo ritto, peorìna, bùo di gallina, bùo levere.

Il suo corrispondente fiorentino è buho pillonzi.

Buodiùlo
ossia: buco di culo

Brutta persona, carogna.

Esiste ed è altrettanto usata la forma ancor più contratta budiùlo.

Sei propio un buodiulo, sai?
trad. Sei proprio un farabutto, sai?
Buóna
ossia: bucona

È un termine molto, molto volgare, usato solo in espressioni altamente offensive come la buóna di tu' ma' (la bucona di tua madre).

Trovo inutile esporne il significato: lo si capisce.

(†) Burrattìno

Burattino.

(†) Burrìno

Sputo.

Bùssolo

Contenitore piuttosto grande, in genere di latta, usato soprattutto per raccogliere i rifiuti.

Fino a qualche decennio fa, a Livorno il cassonetto dell'immondizia veniva chiamato bussolo. E quando era necessario precisare, diventava ir bussolo der sudicio.

 
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