Dicesi di colui che si vanta di avere un carattere determinato e intimidatorio, ma che in realtà, sotto sotto, è un timoroso. Per estensione "basso di statura".
È il nome che viene dato al geco comune, il piccolo rettile che spesso sia aggira intorno alle fonti di luce, arrampicandosi sul muro.
Non che sia sbagliato chiamarlo tarantola, poiché il suo nome scientifico è appunto tarantola muraiola. Sta di fatto che proprio a causa di questo nome (che sfortunatamente coincide con quello di alcuni grossi ragni) il geco viene temuto, lo si crede velenoso; qualcuno addirittura pensa abbia il morso letale. Ed è questa la vera particolarità del termine tarantola: rendere spaventoso un animaletto del tutto innocuo.
Tasca non è che abbia un significato particolare, ma ha una funzione specifica: fa le veci di culo nel celebre "vaffa".
Il livornese, quando ha bisogno di imprecare o di mandare al diavolo qualcuno senza oltrepassare un certo grado di volgarità, dice «Vaffantasca».
Identica mansione viene svolta da duomo, pronunciato dòmo: «Vaffandomo!».
A Livorno tavolino non è soltanto diminutivo di tavolo, è proprio il tavolo, la tavola da pranzo. Per invitare una persona a sedersi e mangiare, si dice «mettiti ar tavolino» anche se il tavolo è lungo dieci metri.
Gran puttana.
Tegame, al pari di budello, è uno dei vocaboli più volgari e caratterizzanti la lingua labronica. Ad esempio, «Ir tegame di tu' ma'» (la puttana di tua madre), è da considerarsi un classico.
Vedi la locuzione briao 'ome 'n tegolo.
Fuggire, svignarsela.
Telefonare.
Telefono.
Come tarantola.
Testa o croce.
Indica il cane. E' un vocabolo infantile usato dai bambini o per rivolgersi ai bambini.
Di aspetto robusto.
Divertente, ganzo.
Buscarne, prendere un sacco di botte.
Le ore 13:00 o l'una del mattino.
Nomignolo affettuoso che viene dato soprattutto ai bambini.
È probabile che Tommicche derivi dal nome dell'attore Tom Mix, noto protagonista dei primi film muti western. Fra le sue numerose doti ne spiccava una in particolare: riusciva a cavalcare in piedi su due cavalli contemporaneamente.
Picchiare, malmenare.
Esortazione a mettere il massimo della forza in un tiro, in un pugno, in qualunque azione richieda un colpo energico e istantaneo.
Fesso, bischero, ghiozzo.
Organo genitale femminile. Pur essendo un termine volgare, lo è molto meno di potta; prova ne sia che «bella topa» o «bella topona» si può dire affettuosamente anche a una bambina, mentre «bella potta» assolutamente no.
Un'ottima alternativa a topa, un tempo era sorba, vocabolo che sta scomparendo.
Copricapo in pelliccia, simile al colbacco.
Pane dolce di forma simile alla baguette, ripieno di zibibbo. È molto simile al buccellato, il tipico e ottimo dolce di Lucca.
Gnocchi.
Castagnaccio.
Buono a nulla.
Varianti: gavitello, baccalà, bròdo, tórsolo.
Rettangolo formato da strati sovrapposti di stoffa pesante.
Il toppone di stoffa si metteva nel letto per assorbire la pipì dei bambini, oppure serviva come base di appoggio per stirare i panni.
Andare ad abitare, trasferirsi in un'altra casa, in una diversa strada, in un nuovo rione.
Il significato è valido fin quando il trasferimento avviene a Livorno o dintorni. Andando ad abitare a Bologna, non è sufficiente dire «Son tornato a Bologna» perché il senso della frase diviene equivoco; è quindi necessario specificare: «Son tornato di 'asa a Bologna». Se il trasferimento avviene all'estero vale la stessa regola: «Son tornato di 'asa a Madrìdde, in Ispagna».
Nel livornese di una volta, l'unico significato di questo verbo era trasferirsi; per altri scopi veniva usato "ritornare".
Esemplificando: «Sono tornato all'Ardenza» significava «Ho traslocato e sono andato ad abitare all'Ardenza», mentre «Sono ritornato all'Ardenza» voleva dire «Sono andato ancora una volta all'Ardenza».
Torta di ceci. Fuori da Livorno è la cosiddetta cecìna.
Se un livornese sente dire «Si va a mangià la torta?» pensa immadiatamente alla torta di ceci, non alla torta di compleanno. Quest'ultima viene più spesso chiamata dolce, o meglio, dorce.
Colui che prepara e vende la torta.
Buono a nulla, fesso.
Varianti: gavitello, baccalà, bròdo, toppóne.
Brontolare continuamente, anche per futili motivi.
Brontolone.
Vocabolo infantile, usato per invitare i bambini a non toccare gli oggetti.
Azione o serie di azioni atte a combinare losche e ingarbugliate iniziative.
Smammare, allontanarsi in fretta. Perlopiù il verbo tranare viene usato all'imperativo: «Tràna!» per dire minacciosamente «Vattene alla svelta, ti conviene».
Tuta da ginnastica.
I fiorentini non usano né conoscono questo modo di definire la tuta da ginnastica; loro la chiamano toni.
Come molti sanno, il trogolo è un recipiente che si adatta a vari usi; soprattutto viene utilizzato per introdurvi il cibo destinato ai porci. Per estensione, a Livorno trogolo può divenire il giusto appellativo per colui che mangiando si sporca eccessivamente il viso o gli abiti, magari ruttando senza ritegno.
Capita di sentirlo usare almeno per altri due scopi:
Fondoschiena, sedere.
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